Valentina Vignali è una giocatrice di basket, oggi nella casa del Grande Fratello, soprattutto è una influencer su Instagram. Una persona che usa i suoi oltre 2 milioni di seguaci per raccontare la sua vita e influenzare le azioni di quegli stessi seguaci, per proporre scelte di consumo, per lasciare che sbircino – alle condizioni che lei stabilisce – nella sua vita privata, per raccontare episodi della sua quotidianità, del suo lavoro. E fa tutto questo con post, storie e contenuti in diretta.
La notizia, riportata da FanPage, è semplice ed emblematica: da quando Vignali è entrata nella casa del Grande Fratello sta perdendo 5.500 follower a settimana, oltre 14mila dall’inizio della sua esperienza nella trasmissione di Mediaset. La sua presenza in tv non le garantisce successo digitale, anzi. Siccome è “reclusa” e non ha accesso al suo smartphone, l’ex cestista non può produrre contenuti e quindi non può esibirsi davanti al suo pubblico.
Un tempo il Grande Fratello era considerato il massimo dell’esposizione, la sublime esperienza voyeuristica di cui il pubblico potesse godere. Altro che “il quarto d’ora di celebrità“, erano 24 ore su 24 di celebrità. A quel tempo si riteneva che la tv era il modo migliore per guadagnare follower. Affermazione che va parzialmente corretta, soprattutto alla luce di quesa vicenda. La televisione regala popolarità digitale purché i personaggi abbiano la possibilità di nutrire, con costanza, di contenuti la propria audience.
Oggi il rapporto sembra invertito.
L’ecosistema digitale-narcisistico dei social network è il nuovo Sole intorno al quale girano i pianeti dei media tradizionali. Poche notizie raccontano di un cambiamento epocale, nella relazione tra le persone e nella meccanica della relazione tra le persone e i simboli, i personaggi famosi, come questa – solo apparentemente piccola – notizia. La narrazione di sé avviene sul social network e deve mostrarsi per quello che è: una narrazione in prima persona, continua e in talvolta diretta. In cui vince la presunta “autenticità” a scapito di un’esibizione artefatta, sceneggiata, dilatata, illuminata.
La Vignali – dentro la casa del Grande Fratello – perde il rapporto “vero” con le persone che la seguono, e che costituiscono la sua comunità: un pubblico che è interessato solo a lei. Perde continuità nel racconto, perde la dimensione quotidiana. Perde quel flusso di coscienza autoregolato che ogni influencer instaura con i propri follower. Perde contatto perché non può letteralmente rivolgersi a loro, parlare e auto-rappresentarsi secondo schemi, linguaggio, emozioni e immagini tutte sue. Caratteristiche che configgono con il ruolo assegnatole dagli autori della trasmissione, e dall’interazione con gli altri inquilini.
- Dentro Instagram lei è autore e protagonista di una specie di un’autobiografia che procede per accumulazione.
- Dentro il Grande Fratello, invece, incarna solo uno dei vari personaggi – e non il principale – di un romanzo scritto da altri. E gli autori del Grande Fratello cercano di scrivere in modo da non annoiare, ricordano che la trasmissione somigli a quanto diceva Alfred Hitchcock, e cioè che “il dramma è la vita con le parti noiose tagliate”. La televisione ha bisogno di tagli e di tempi, di montaggio e di regia.
Anche se le cose non stanno realmente così, il tempo del social network sembra evidentemente essere molto più “un tempo vero“, e in diretta, di quanto non lo sia il tempo televisivo. Forse per la natura del dispositivo con cui accediamo alla vita dei personaggi famosi, cioè lo stesso dispositivo che i personaggi utilizzano per entrare in relazione con noi, e cioè lo smartphone. Oggetto dalle caratteristiche preziose in questa cornice: bidirezionalità, immediatezza, facilità.
La televisione ha bisogno di un dispositivo più grande, immobile e di una struttura produttiva evidente; ha bisogno di un palcoscenico, luci, telecamere, una regia onnipresente. E ormai, essendo da anni il Grande Fratello parte della vita dei telespettatori, che hanno quindi goduto di un lasso di tempo utile a scoprirne i meccanismi inautentici di funzionamento, la tv ha bisogno anche di una certa “sospensione dell’incredulità” da parte del pubblico, nel momento in cui la trasmissione comincia, come fosse un racconto e non più “la realtà”. Lo spettatore si pone davanti allo schermo, cercando di immaginare cosa si “inventeranno”, “cosa creeranno” per lui.
Vignali quando parla alla sua comunità è semplicemente Vignali, senza altri filtri che non siano quelli proposti dall’applicazione. La sua vita è nelle storie, nei post e nelle dirette che non hanno bisogno di luci e di studi, basta sceglierne l’opzione sullo smartphone.
Tuttavia questa vicenda ci ricorda che l’autenticità è sempre presunta, e la relazione diretta con il pubblico non esiste. Esiste un mediatore che decide se e quanto, e a quali condizioni, un influencer può continuare a rivolgersi al suo pubblico, un mediatore che prescinde da ciò che accade al di fuori dello spazio digitale se questo non è funzionale ai suoi interessi, un mediatore che pone regole semplici e cogenti: pubblica sempre, pubblica tanto, pubblica con costanza, pubblica per parlare al tuo pubblico se vuoi che io ti metta in condizione di essere visto.
Il mediatore supremo è l’algoritmo di Instagram.
Senza questa mediazione insomma, la relazione – solo apparentemente diretta – di Vignali con il suo pubblico non esisterebbe. Non appena l’influencer uscirà dalla casa del Grande Fratello e tornerà a postare, l’algoritmo di Instagram la riaccoglierà a braccia aperte.
Attraverso questa vicenda, il mediatore supremo pone un monito agli influencer: ricordatevi che la diretta televisiva, quella che era un tempo l’espressione massima dello specifico televisivo, per me è fonte di penalizzazione. La vera diretta è quella che si attiva dallo smartphone, il resto è memoria di un passato lontano.